Qualche parte vicino Sacramento - 12/05/2017
- E' il terzo giorno con la febbre così alta, non si abbassa.
La voce cavernosa di Yuri lo spinge ad aprire gli occhi e a fissarlo. Non riesce a respirare, la gola è chiusa in una morsa e il petto è pesantissimo, gli sembra di venire schiacciato da una morsa. Cerca di alzarsi, ma la schiena fa troppo male e non può nemmeno alzare le braccia o portare le mani vicino al volto. Tira su con il naso e mugola leggermente.
- Sta male, Yuri, è evidente...
- Non posso permettere che mio nipote muoia, non ho intenzione di lasciarlo agonizzare in un letto, ma se lo porto in ospedale..
- Saranno maggiori i problemi se non lo porti, credimi, e se non per i Divisaki, allora lo saranno per me.
Non ha mai sentito il vecchio Ivan parlare in quel modo, non ha mai sentito Yuri essere titubante, ma probabilmente è solo la febbre che non lo fa ragionare e lo spinge cocciutamente a dare un senso a ciò che sente, non ci riesce. Chiude gli occhi e respira, cerca di respirare quantomeno, di concentrarsi sull'aria che gli riempie il petto in attesa che il dolore passi.
- Mi stai minacciando Ivan?
- Questa volta hai esagerato, puoi odiare questo ragazzo quanto vuoi, ma perchè diamine non ti sei fermato? Hai visto la sua schiena?
- Questa volta hai esagerato, puoi odiare questo ragazzo quanto vuoi, ma perchè diamine non ti sei fermato? Hai visto la sua schiena?
Ma il dolore non passa, aumenta sempre di più fino a che non riesce più a sentire cosa si urlano i due a pochi passi da lui, fino a quando il buio non lo ingloba ed è convinto di morire.
Philadelphia - 05/04/2025
Quando apre gli occhi un forte dolore al petto gli mozza il fiato ed è costretto a portare una mano ad esso accartocciandosi su un fianco, sul vecchio materasso dentro il furgone su cui ha lavorato tutta la notte con impegno costante. Sospira profondamente e tossisce un paio di volte, rigirandosi per posare le ginocchia sul materasso e darsi la spinta necessaria a mettersi seduto. Chiude gli occhi, prende un nuovo respiro, gonfia il petto e resta fermo, inginocchiato e curvo, a cercare di scacciare il dolore, annuisce al nulla e si schiarisce la gola quando il dolore lentamente scema e lui torna a respirare normalmente.
E' tutto ok, è ancora vivo. La fronte fa un male cane e gli pare di ricordare di averla scartavetrata, ricorda per cosa e gli pare di aver fatto una cazzata. Si passa due dita sulla fronte, sporcandole di sangue e si volta a recuperare un cappellino che infila frettolosamente sulla testa premendo verso il basso. Ha il fiatone come se avesse fatto una maratona, ma si veste di fretta ed esce barcollando dal furgone, buttandosi nella vita frenetica della baraccopoli, alla ricerca precisa di qualcosa.