giovedì 3 maggio 2018

Si.

Le sente. Sono come piccole luci che intravedi solo con la coda dell’occhio, come i suoni improvvisi che non sei sicuro di aver sentito davvero, come il respiro che hai sentito sul collo, ma sei solo a casa.
Sente ogni persona nella base, ma sono sensazioni distorte, leggere, si confonde facilmente, non riesce a contarle come si deve.
Non è facile.
Forse però è meno complesso del togliersi la maschera e tornare a sentire l’aria sul viso.

Sono morto.

Non è paura degli altri, è paura di se stesso. Guardarsi allo specchio la prima volta è stato quasi impossibile, l’occhio cieco l’ha destabilizzato e non solo per la difficoltà con le distanze

Se loro non mi accettassero?

Ti vogliono bene

Ha spento la luce, si è chiuso nella sua stanza soffrendo da solo, con la cocciutaggine di chi ha sempre superato tutto da solo, chi non ha mai avuto bisogno di qualcuno che prendesse in mano la situazione o che gli dicesse


È tutto ok.

Di chi non ne ha mai avuto bisogno fin’ora.

Loro ti amano.

L’ha avvertita quella pausa, ha sentito nell’aria una frase non detta e ne è stato terrorizzato per quel minuto infinito, quella manciata di secondi che si è accucciata sulla bocca dello stomaco come un gatto fastidioso.

Grazie

È una risposta adeguata? Non è mai stato bravo con le parole, non saprebbe spiegare i sentimenti che gli risalgono il sangue fino al cuore, non sa come dire quanto sia importante per lui ciò che lei ha fatto o quanto questo gli abbia tolto dalle spalle il peso della solitudine.
Le parole sono complicate e nella sua testa ce ne sono anche troppe.
Si aggrappa quindi alle sue labbra e al suo corpo, perché è quello che sa fare meglio e che gli occupa meno problemi, la stringe a se e sussurra una sola parola ancora e ancora.

Grazie.

Quando il giorno dopo incontra Wade, pronto per il primo giro a volto scoperto della base, pronto a mostrare la sua deformità con l’orgoglio di chi viene amato, si ritrova a fare i conti con un sussurro mentale che gli scivola tra le meningi senza che l’altro apra bocca. Due semplici parole.

La ami?

venerdì 27 aprile 2018

bad choises


E' un corridoio lungo, come un sogno confuso non riesce a distinguere le pareti, il loro colore o il loro vero aspetto, ma sa per certo che è un corridoio e lui sta camminando lentamente lungo di esso, scivolano tra nebbia e fumo.

Non so se è effettivamente una buona idea.

Ho detto che ti pago.

Non sto parlando di pagamenti... tu vuoi disturbare qualcosa di importante, 
ti basterebbe aspettare un po', magari è solo questione di allenamento.

 O magari servono le tue paroline, magari è destino.

Non giocare con queste cose Vadir, sai bene che sono affare mio.

Non sarei qui, se non lo sapessi.

Il silenzio è opprimente, soffocante quasi, ma lui continua con la sua camminata, gli occhi fissi sul corridoio e un solo obbiettivo nella sua mente. Quando supera l'arco e entra nella sala principale un trono nero gli si prospetta davanti agli occhi. Potrebbe essere solo frutto del sogno o realtà, a lui non interessa.

Ti troverai davanti ad un corridoio, 
dovrai seguirlo fino in fondo, non farti tentare. 

Un corridoio, ok.

Il potere che cerchi è chiuso dentro di te, cercheremo solo di forzarlo un po',
ma stiamo giocando con forze che vanno oltre la mia portata, non sono molto
un fan delle divinità greche.

L'importante è che funzioni..una volta finito il corridoio?

Ci sarà una sala, in quella sala ci sarà un fuoco..
ma è tutto quello che so, ho cercato nei libri, ma non ci sono spiegazioni, 
quello che vuoi fare non è una cosa che proprio tutti hanno cercato di compiere, lo sai? 
E comunque quelle poche informazioni l'ho recuperate da miti e leggende

Va bene, in pratica una volta superato l'ingresso della sala sarò solo.

Non proprio, io sono sempre di qua, se succede qualcosa ti risveglio sul momento.

Il silenzio viene interrotto da un battito di ali. Non si volta, ma c'è qualcuno dietro di se e lo sente perfettamente. Gli parla, gli fa domande, gli chiede perchè un vivo è li, nel mondo dei morti. Lui risponde con l'arroganza di chi ha una missione, una missione più importante di qualsiasi altra cosa e la figura dietro di se tace. Un fuoco si accende nel centro della sala, esattamente davanti al grande trono, sono fiamme blu come quelle che gli scivolano dai polpastrelli e la figura alle sue spalle gli propone il modo peggiore per risvegliare ciò che è dentro di lui, accelerare i tempi è doloroso, ma se proprio lo desidera dovrà buttarsi tra le fiamme, bruciare per risorgere.

 Quindi sarò qui..non li?

E' complicato da spiegare..non ti sto dicendo che morirai, ne che il luogo in cui ti troverai sarà effettivamente il regno dei morti e non un'altra dimensione simile a questa..

Pensavo fossi un mistico

Sono una persona coerente, io lavoro sulla tua mente, ti parlerò, ti guiderò nel tuo viaggio, ma la mente di un semidio è qualcosa che non ho mai provato, un conto è far ritrovare la vita passata ad una riccona del centro, un conto è aprire porte nel cervello di un semidio, magari porte che devono restare chiuse?

Facciamolo e basta.

Non se lo fa ripetere troppo, non tentenna. Sta vivendo con l'immagine di Dust che brucia ai suoi piedi, intermezzata da immagini dei figli, da Inger che non riesce a dormire dopo il chip, di Vlad che gli chiede se moriranno tutti, di Wrecker ubriaco, Victor in gabbia, scatti mentali di Brendan e i suoi occhi carichi di odio, la maschera al memory riversa a terra, il volto di Max rovinato dalla guerra e dal suo sangue. Avanza verso il fuoco e semplicemente si lascia inglobare da esso, mentre la carne inizia a sciogliersi e il calore diventa insopportabile.

Ricordati che sarò qui a darti una mano, ok?

Ok. Altre cose che dovrei sapere?

Attento a Thanatos

Chi?

Beh, Ade sarà il dio della morte, ma la morte per i greci era inteso come un essere,
un dio alato di nome Thanatos, le leggende dicono che chi lo guarda negli occhi muore.

Il fuoco blu intorno a lui diventa sempre più scuro fino a trasformarsi in una sfera nera, lo circonda come una seconda pelle ed entra dentro di lui, le anime degli inferi improvvisamente sembrano urlare all'unisono dentro la sua mente. Quel luogo non è più silenzioso, trattiene il fiato mentre si sente circondare da una presenza costante, sono sensazioni che non riesce a scacciare, un leggero disagio che gli scivola sotto pelle mentre quella nuova capacità gli scivola nella mente, irrobustendola.
Ok, quindi niente Thanatos. Altro?

Quando vorrai uscire da quella situazione dovrai solo sussurrare il mio nome.

Un po' come battere i tacchi delle scarpette rosse? Quindi è tutto?

Non morire, Doroty, che devi pagarmi.

Alzarsi diventa difficile, ma una volta in piedi è pronto ad allontanarsi, prende un profondo respiro, tiene gli occhi chiusi e apre le labbra per dire il nome dello stregone che l'ha spedito negli inferi, quando una voce lo interrompe. L'essere è ancora dietro le sue spalle, lo sente mormorare parole dolci, la sua voce cambia fino a divenire quella delicata di una donna, poi di una ragazzina. Sono le voci di coloro che ama e gli sta chiedendo di voltarsi a guardarle, per salutarle un'ultima volta. Quando la voce di Irina gli arriva alle orecchie sente le lacrime inondargli le guance. Non resiste, si volta di scatto per poterla rivedere un'ultima volta. Una mano fredda e bianca si posa sull'occhio destro, proteggendolo dall'immagine di un uomo ricoperto di piume nere, gli occhi rossi si scontrano con il suo sinistro, lo fissano con espressione gelida e dolce al tempo stesso. Quando l'occhio sinistro viene coperto è troppo tardi, ha già visto la morte.

Vadir?
Vadir porcocazzo svegliati.
Svegliati! Mioddio..mioddio cosa ho fatto. 
 

martedì 3 aprile 2018

Ofelia


Il vento bacia i suoi seni e dischiude a corolla
i grandi veli cullati mollemente dalle acque;
I salici frusciando piangono sulla sua spalla,
sull’ampia fronte sognante si chinano le canne.
Le ninfee sfiorate le sospirano intorno,
ella risveglia a volte, nel sonno di un ontano,
un nido da cui sfugge un piccolo fremer d’ali:
– un canto misterioso scende dagli astri d’oro

(Rimbaud – “Ophélie”)



Scatta una foto di nascosto, mentre lei non guarda.
La attacca al soffitto nella roulotte, dove lei non può vedere.
La nasconde agli occhi di chiunque tranne che ai suoi, perchè ne ha bisogno.
Ha bisogno di avere un'immagine di lei che non sia quella che ora vive nei suoi sogni.

Giurami che se ci sarà necessità, mi ucciderai

 "Dozzine di volte, sempre in modi diversi. Ogni notte ti salvo."
                                                                          (Spike - Buffy)

lunedì 2 aprile 2018

*Incoming Message*

Messaggio ricevuto da Dust
*non c'è testo, ma riceverai una foto di Alma insieme ad Inger e Vladislav. La risoluzione non è il massimo ed è pure un po' sfuocata, ma si capisce chiaramente che Inger è vestita da principessa, con vestiti di fortuna ed una corona di cartone decorata con pezzi di plastica, mentre Vladislav porta una maschera da supereroe ed un mantello. Alma in tutto ciò sorride, con un cerchietto con un paio di antenne a molla che terminano in due stelle decisamente messe male. Si fa quel che si può.*

Fa caldo in Colombia, le zanzare ronzano rumorose e ne schiaccia un paio moleste sul collo mentre il telefono satellitare suona per la ricezione di un messaggio. Sospira voltandosi per controllare di chi si tratta. C'è un focolare poco lontano dalla tenda sotto cui è seduto, c'è gente che chiacchiera e si respira il profumo della battaglia nell'aria. E' tutto pronto per una delle tante battaglie che Gaia vincerà, non senza spargimenti di sangue, è la vigilia di una giornata grigia. 
Quando vede la foto il cuore batte un colpo in meno, trattiene il fiato e poi sorride. La Colombia non è poi così tanto brutta, e il sorriso di Alma e i bambini gli fa sembrare il mondo più colorato.

E subito dopo si rende conto di quanto terribile sia l'incapacità di tenere le distanze da qualcuno.

martedì 20 marzo 2018

Merda

Magdalene 

Quando si sveglia lo fa a fatica. La testa fa male e la sbronza della sera precedente gli bussa con prepotenza chiedendo indietro il divertimento. Ha una forte nausea e gli fa male ovunque, ma non è questo ciò che più lo infastidisce. E' il ricordo di ciò che è accaduto che lo fa sprofondare nello sconforto.
Sospira pensando a Brendan lasciato sulla strada del Desert, cerca di dare un senso alle parole che ricorda di aver detto e si ritrova a nascondere il volto tra le mani dandosi mentalmente dello stupido mentre sposta le gambe sotto le lenzuola, seduto nel centro del letto, la schiena curva e i gomiti posati sulle ginocchia, ha affrontato discorsi troppo delicati con troppo alcool inzuppato in corpo, dovrebbe contattare in qualche modo l'ex preside, chiedergli scusa per il comportamento e aggiustare un rapporto che spera essergli utile, un giorno.

Io parlo come qualcuno che è stanco, sono davvero molto stanco « scuote la testa, stringe le labbra e poi senza motivo sorride, ma è un sorriso che viene tirato su con estrema difficoltà, alza una mano e cerca di posarla in modo brusco sul lato del volto di Brendan, tentando di infilare le dita tra i capelli ricci di lui, piantandogli il palmo sulla guancia, una pacca fraterna diciamo » è perchè siamo brave persone

Mugola e pensa ai bambini che forse ha svegliato alzando la voce, quando è rientrato alla base e a Reyes che probabilmente non gli rivolgerà più la parola dopo il casino fatto per entrare nel Sanatorium. Strofina le mani dal volto fino alla testa, gratta il cuoio capelluto e tiene gli occhi serrati. L'aria gli scivola sul petto nudo e sulla schiena, facendolo rabbrividire. E' nudo.

Merda.

Ha ancora il sapore dei baci di Alma tra le labbra, segni di morsi sul corpo e di graffi dietro la schiena. Ricorda le parole che le ha detto e le dita dalla testa scivolano sul volto aggrappandosi alle guance come se volesse strapparsele. Sospira buttando aria dalle labbra socchiuse e fissa il lato del letto vuoto accanto a se. Ingoia un grumo di saliva che fatica a scendere per la sensazione che gli grava addosso e distoglie lo sguardo per posarlo sul muro della "sua" camera. Ha staccato le foto che aveva dentro il furgone rotto per portarle li dentro, al sicuro. Ci sono foto di una giovane Irina sorridente, Inger che gioca con un cane e Vladislav appena nato, ci sono immagini del vecchio Yuri e di tutti quelli che considera una famiglia. Da qualche parte tra le foto nuove c'è Magdalene che ride mentre lui la prende in braccio sotto l'acqua di una fontana rotta. Fissa quella foto a lungo e pone finalmente il tabù sul suo nome.
E insieme a lei muore anche un po' di lui.

Ho scritto Magdalene sul monumento e lei è morta per questo pianeta, è morta per i mutanti, per proteggerli..« trattiene il fiato, fissa Alma » e tu hai detto a Kendra le stesse cose..le stesse di lei. Tu moriresti per i mutanti, moriresti per un mondo migliore per loro « è stato il discorso di Alma a colpirlo, la verità è tutta la » non posso perdere anche te come lei, non voglio scrivere il tuo nome su quel muro, non ce la faccio, non voglio farlo.

 voglio solo..voglio continuare a fare sesso con te, voglio continuare a vederti sorridere, voglio toccarti e guardarti giocare con i bambini. Tutto qui, sopravvivi così « annuisce e allontana appena la fronte » perchè io sono disposto a morire e a uccidere per i mutanti, lo sono, ma non sono disposto a lasciar morire qualcun'altro.



lunedì 12 marzo 2018

Ho paura, non abbracciarmi.

Sei già morta una volta. Sii pronta a farlo infinite volte. Avrai paura. Ma non farti fermare. E' l'unico modo per creare una Nazione Mutante. Per creare un posto dove i nostri figli, i figli di tutti i superumani, potranno vivere liberi dalle catene.

Ha iniziato a piovere. E' una pioggia leggera e fastidiosa che sente picchiettare contro i muri del Sanatorium, ma che non può vedere per l'assenza di finestre. Seduto sul bordo di un letto sfatto fissa le proprie mani senza guardarle davvero, pensando alle parole che l'altra ha detto, così cariche di sentimento da fargli male al petto, le sente riecheggiare nelle orecchie come un eco lontano e una maledizione antica. Il respiro di lei riempie la stanza, il calore di lei è ancora sulla sua pelle come un balsamo che non gli fa sentire la stanchezza, la guarda nuda tra le lenzuola e per un attimo pensa che sia tutto perfetto. Solo ora, solo per adesso. Con i bambini al sicuro nei loro letti caldi, con una pioggia che non può attraversare le mura spesse di un palazzo che non può crollare, con una guerra che è fuori. Anche solo per ora. Solo per adesso. Senza catene, sentirsi liberi di poter combattere per i propri diritti, di poter morire per i propri ideali.
Poi come uno tzunami i ricordi dell'avviso arrivato nella notte, la cattura di Wrecker, gli occhi di Kendra che non ha più nulla e promette la sua vita per un mondo migliore, la grossa ruota panoramica che non si muove, i leccalecca di Oona e le risate dei bambini, il caravan troppo freddo e il cuore che batte un colpo quando la consapevolezza della possibilità di perdere Alma gli arriva come una pugnalata al petto, seguendo come tuono il lampo delle sue parole, del suo manifesto alla libertà. Tutto viene trascinato via, la pace viene distrutta e rimangono solo le macerie e la consapevolezza di non poter proteggere tutti come vorrebbe.
Torna a guardarla nella penombra, i capelli sparsi sul cuscino e il viso rilassato di chi dorme profondamente e anche solo per poco toglie il peso del mondo dalle proprie spalle. Si stende accanto a lei cercando di prenderla tra le braccia, sgusciando nei suoi sogni e tra le lenzuola come se non si fosse mai mosso, le passa una mano sulla guancia, cerca la sua fronte per un bacio che appena la tocca.  
Quanti sono i Gorge che potrebbero dire quelle parole senza avere un cuore Needie? Non lo sa e ha troppa paura per chiederselo.

Niciodata mai sclav, dragoste

venerdì 2 marzo 2018

Happy Bday

Buon Compleanno!

La pelle di Alma ha un buon sapore, le sue labbra sono calde e le sue mani frettolose, la lascia fare, rispondendo ai baci con titubanza iniziale e con trasporto subito dopo, lascia spegnere il cervello mentre i regali di lei giacciono su i divani della sala comune, l'acchiappa vento e la bottiglia di vodka, piccole cose che indicano quanto conosce di lui.

Dovrebbero tenere via lo schifo.

I punti tirano, il sesso graffia e fa male, i colpi sono forti, morde e si aggrappa a lei anche se questa volta è Alma a portare con se la disperazione di chi non ha tempo e lui la lascia annegare in se, la lascia perdersi e sfogare, si lascia usare come un pupazzo e a sua volta prende qualcosa per se stesso, sfoga la tensione e il dolore, la paura di aver quasi perdo e la disperazione di essere ancora a questo mondo e mentre la trascina in camera sbandando tra i corridoi del sanatorium rischia di aprirsi le ferite e i polmoni non riescono a stare al passo. Quando tutto è finito rimane fermo nel letto, il fiato corto e lei che scivola da sopra di lui atterrando sulla schiena. La guarda chiudersi in se, prendere sonno e non la disturba. La guarda e si chiede cosa l'abbia portata a sfogare così tanto dolore su di lui, cosa l'abbia sconvolta così tanto da buttarsi su di lui come un assetato davanti ad una fontana, ma tutti i pensieri vengono scacciati via come mosche lontane, si addormenta nel letto sfatto, tra lenzuola umide e bende spiegazzate.

Buon Compleanno!

Irina ha la pelle che profuma di pesca, i capelli legati in una coda che le arriva sul seno gonfio di latte, gli sorride mentre gli porge una lattina di birra e si siede accanto a lui facendo sfiorare le spalle, l'abito troppo corto mostra le cosce abbronzate, il caldo asfissiante dell'Alabama gli entra nella pelle e lo fa sudare come se fosse all'inferno. La mano scivola sulla pelle di lei, cerca zone morbide da stringere mentre le labbra si incontrano. E' ubriaco, ma lui è sempre ubriaco, non vuole pensare e Irina è sempre perfetta per sfogare tutto il suo dolore.

Buon Compleanno!

Ylenia ha piccole efelidi che le invadono il viso da bambina, le dita sporche di cioccolato trattengono un muffin che non ha il migliore degli aspetti, ridacchia lui acchiappando la cioccolata per infilarla in bocca, succhiandosi le dita con gusto mentre la bambina lo spinge a seguirla, quando girano l'angolo della roulotte c'è un tavolo di plastica su cui qualcuno ha posato una torta un po' storta, un paio di regali e quasi tutti quelli del campo li, ad aspettarlo, con i sorrisi sulle labbra. Qualcuno inizia a suonare un violino e lui crede di stare sognando.

Buon Compleanno!

Mamma non sorride mai, ha gli occhi tristi di chi ha perso qualcosa di importante e sa di non poterlo avere indietro, ma oggi sorride solo per lui, lo sveglia con un bacio sulla fronte e una carezza che gli circonda il volto roseo da bambino, lui allunga le braccia per portarle intorno al suo collo in un abbraccio affettuoso a cui lei risponde con forza. La ama, ama sua madre da impazzire e pensa che resteranno insieme per sempre.

Buon Compleanno...

E' buio, c'è solo buio intorno a lui e ha paura, una paura che gli attanaglia il cervello e gli fa battere il cuore come un tamburo. Sente l'aria mancargli e vorrebbe non aver messo così tanta droga nella siringa, al tempo stesso sa che è la cosa giusta. Nessuno lo vuole, nessuno lo ama e ha perso qualsiasi cosa, i bambini e Irina sono ormai un ricordo lontano di una famiglia a cui non è riuscito a dimostrare il giusto amore e ora qualcun'altro si gode le cosce calde e le labbra gonfie. Sente rumori distanti e avverte sensazioni che gli fanno bruciare la pelle. E' da qualche parte, qualcuno si sta occupando di lui, ma ormai qualsiasi cosa è solo un rimbombo lontano di voci e luoghi a cui non riesce a dare una posizione precisa. Sta morendo, almeno finchè mani fredde non si posano ai lati del suo volto e il fiato gelido della morte gli sussurra contro le labbra un augurio che lo porta a spalancare gli occhi e tornare in vita.

figliolo.



domenica 25 febbraio 2018

Hearts

Quando torna a casa nel cuore della notte dopo una lunga chiacchierata che forse gli costerà una nuova briciola di cuore, non si aspetta di vederli svegli. Inger ha gli occhi pieni di lacrime, il volto pallido e i capelli biondi appiccicati alla fronte, lui crede in un brutto sogno, ma è il viso terrorizzato di Vladyslav che lo scuote. Impiega interminabili minuti per calmarli, fissa lo schermo del televisore con una certa nota di amarezza nello sguardo, le immagini di violenza che scorrono come un film e lui non riesce a dire qualcosa che possa calmare i due piccoli che si stringono tra le sue braccia.

Verranno a mangiare i nostri cuori?
Verranno a prenderci? Con i fucili?

Quando riesce a farli addormentare già albeggia, lui ha perso il sonno e ha un forte magone che gli stringe il petto. Li ha convinti di essere al sicuro e che nulla li colpirà, che nessun mutante è stato ferito e che tutti staranno bene, che nel Freks non verranno mai, che sono protetti dai più forti combattenti, che niente e nessuno potrà mai sfiorarli e i bambini gli credono perchè lo desiderano ardentemente, lui non crede a se stesso nemmeno per un istante.
Deve uscire dal caravan per cercare di dare aria alla sua testa che brucia più delle fiamme dell'averno e lo fa con difficoltà estrema trascinandosi dietro il vecchio violino per poi dare fuoco al barile che ormai tiene fisso nel piazzale. Solo quando le fiamme sono alte verso il cielo abbassa lo sguardo nel cuore delle stesse, cerca qualcosa, ma ciò che trova è solo il nucleo luminoso di un fuoco mortale.
Ripensa agli ultimi giorni, il fuoco gli scivola dentro il corpo, gli pizzica il cuore malato e lui china il capo, posando la mano libera dal violino per adagiarla sul proprio petto.

Inizia a suonare e mentre la musica scivola dalle sue dita lui pensa alle parole cariche di sentimento di William, ai fianchi di Alma, agli occhi di Routh e alle labbra di Mad, pensa ai sorrisi di Irina e al volto di Ylenia e infine ai volti dei due bambini, carichi di lacrime e dolore, che gli chiedono aiuto e protezione, quando lui non riesce a donare loro le giuste carezze, semplicemente perchè non le ha mai davvero testate su di se. Quando apre gli occhi sul fuoco che arde una singola lacrima scivola sul suo volto schiantandosi contro il ginocchio e gli pare quasi di sentire cantare sua madre sulle corde di quel violino.

Chi potrebbe mai amare un pagliaccio?


martedì 20 febbraio 2018

Everything is dust in the wind


Questa è... una di quelle situazioni che ti ricordano che non c'è poi tanto tempo

Ha la rabbia tra le labbra, morde e graffia con l'ostinazione di chi vuole dare tutto e prendere tutto. Non vuole perdere i momenti, sa che gliene rimangono pochi e li pretende tutti. Li vuole con tutto se stesso ed è per questo che ha spinto fino al limite massimo chi ha davanti, perchè ha sentito il desiderio sotto la pelle e ha pensato che era il momento giusto, è sempre il momento giusto.

Te ne penti?

Lo ha chiesto tra i morsi a lei o forse più a se stesso mentre il fiato corto gli rubava le parole e le mani tremavano sotto muscoli che non riescono a resistere, che perdono forza ad ogni emozione e sentimento troppo intenso, troppo vero. Sta morendo e se non sarà il suo fisico a tradirlo ci penserà qualcuno armato. Perchè non lasciarsi andare? Cosa c'è di male nel dimenticare le costrizioni, lasciar perdere le conseguenze e liberare ciò che trattieni in te, l'animale che ti graffia per uscire, la fenice che vuole scappare, allargare le braccia e incendiarsi in un'enorme fiammata di vita.
Vuole sentire l'amore, brama intensamente quella sensazione di completezza, quell'appoggio disinteressato, vuole il legame di una famiglia che non c'è più, l'affetto di un fratello che non l'ha mai guardato troppo a lungo, la carezza di donne che sono svanire come sabbia tra le sue dita e il calore della sicurezza che solo chi ami ti può dare, ma non può, ciò che riesce a prendere è solo l'inebriante sensazione di libertà, la capacità di non pensare a ciò che sarà, di vivere l'istante, di dedicarsi interamente a qualcosa che lo faccia stare bene, concentrarsi solo su quello, sulla pelle di lei e sulle sue cosce, sulle sue labbra e su gli occhi accusatori, su quella sensazione di vittoria che gli fa danzare il cuore nel petto.
Ed è questo che sente, mentre si impossessa di lei, ne divora la pelle, ne saggia la consistenza, la rapisce e la fa sua anche solo per poco, anche solo per il tempo necessario a bruciare e rimanere solo polvere nel vento.


Dust in the wind All we are is dust in the wind



venerdì 16 febbraio 2018

Autophobia

the fear of being alone


E' stanco.

L'acqua scivola sulla pelle troppo pallida mentre piazzato sotto la doccia cerca di scacciare da dietro le palpebre l'immagine di una bambina spaventata che probabilmente non lo dimenticherà mai.

E' stanco.

Mentre strofina l'asciugamano contro la testa rasata di fresco cerca di scacciare l'insistente desiderio di un bel bicchiere d'alcool, di una dose di dolce liquido della memoria, o magari della sublime sensazione di confusione che solo alcune sostanze possono dare.

E' stanco.

Quando chiude gli ultimi bottoni della camicia nera si guarda allo specchio e si costringe a concentrarsi su i propri occhi, ripetendosi mentalmente di non essere un mostro, che è il male minore e che il fine giustifica i mezzi. Non faranno male a quelle persone.

E' stanco.

Qualcuno nello spogliatoio gli passa accanto chiacchierando. E' una donna dalla pelle azzurra che chiacchiera con un ragazzo. Nevermore se ne è andata, lo dice con tranquillità mentre si siede su uno sgabello. Nevermore è stata mandata in Guyana, non tornerà mai più.

E' stanco.

Si lascia cadere sulla panca di legno in un cigolio sinistro, le mani vanno a circondare il viso. Non ha la forza di reagire alla notizia come vorrebbe, strofina i polpastrelli contro le palpebre e quando apre gli occhi il mondo è confuso. Sente sulla pelle il desiderio tornare a pizzicarlo, morderlo con voracità dalla bocca dello stomaco ed è costretto ad alzarsi di scatto chiudendo l'armadietto con forza, spaventando le due mutanti poco lontano.
Quando Lascia lo spogliatoio è convinto di sentirle sospirare di sollievo. E' stanco, ma non abbastanza da vietarsi un viaggio fino al Desert Side, l'angolo più remoto del bar lo accoglie come un rifugio sicuro. Si dedica alla bottiglia come se fosse la sua amante, beve talmente tanto da non ricordare come è tornato a casa, la mattina dopo, le mani nere di cenere, la maglia che puzza di alcool e il dolore incessante al petto che lo porta quasi ad urlare, curvo tra le lenzuola.

E' stanco.





venerdì 2 febbraio 2018

Fire

Perchè questa è la nostra strada, camminiamo su questa strada da secoli e secoli, perchè è nostra, perchè è quello che siamo. Siamo la scintilla che tutti vogliono spegnere da secoli, ma che nessuno riesce, siamo vivi per quelli che non lo sono e siamo morti che camminano sulla terra cercando una meta che non esiste se non dentro noi stessi. Vuoi sapere cosa debbo insegnare? Io posso insegnarti a non piegarti, MAI. A morire per la tua famiglia e farlo più volte se necessario, posso insegnarti a non nasconderti mai davanti al nemico e a ridere e cantare quando lui ti vorrebbe silenzioso. VUOI IL FUOCO?
Si, voglio il tuo fuoco. 
Bene. Hai la tua fenice. 

giovedì 1 febbraio 2018

Magdalene

So che avrebbe dato qualsiasi cosa per proteggere questo posto  
e penso che avrebbe dato qualsiasi cosa per chiunque fosse un freak.
Rigira tra le mani le foto che ha staccato dall'interno del furgoncino rotto, accenna un sorriso mentre piega leggermente il capo alzando lo sguardo verso lo scivolo acquatico davanti cui ha parcheggiato il caravan.

- Tata? 
- Mh?
- Puoi far partire la giostra dei cavalli?
- Ci posso provare..


 forse è questo che serve, per essere come Mad
 credere che ogni freak è come un figlio, ti può portare a dare tutto pur di proteggerlo.  

sabato 27 gennaio 2018

Freak and Proud

 - Le avevo chiesto di scappare con me.

Mentre torna verso casa, le mani nelle tasche della giacca di pelle, pensa a quel giorno, quando prima di partire aveva fatto l'amore con lei l'ultima volta è qualcosa si ferma, un grumo di dolore alla base della gola che non riesce a scacciare e che lo soffoca finché non arriva davanti al Wagon, gli occhi fissi sulla sua casa mentre le parole di lei gli scivolano nelle orecchie come serpenti, mescolate alle notizie di chi la da per morta. Scomparsa.

- Hanno bisogno di me.

La poca luce della strada illumina il metallo del caravan, si intravedono i segni neri di scritte razziste che ha strofinato via con rabbia e che lui riesce ancora a vedere.

- Magari un giorno...

Inspira e trattiene il fiato, quando chiude gli occhi per trattenere quella rabbia che lo fa tremare si disegnano davanti a lui figure famigliari.
C'è chi con i capelli ricci e brizzolati apre e chiude un pacchetto di sigarette in modo spasmodico, c'è una donna bionda che doveva essere bellissima un tempo, ma ora sembra un fantasma, una ragazza dagli occhi tristi che finge che tutto vada bene e un uomo ferito nel corpo e nell'anima, più vecchio di quanto non sembri.

 Poi c'è lei, un giorno d'estate, che lo guarda con il sorriso sulle labbra. La sua Susan che gli sfiora le labbra con le proprie.

- A presto.

Si siede sui gradini della roulotte e accende una sigaretta in barba alle promesse a Calliope.

Sapeva che non l'avrebbe rivista mai più. Lei lo sapeva e ricorda perfettamente il desiderio di starle accanto, di affrontare quella battaglia con lei, di fare qualcosa di buono che significasse, che restasse nella sua anima, che lo riscattasse agli occhi del mondo.

Ma non era la sua guerra, non era la sua gente e non era la sua città.

Si fissa il tatuaggio scheletrico sul dorso della mano e aggrotta la fronte allungando le dita verso il buio, osserva le fiamme bluastre arrampicarsi tra le dita e chiude la mano accogliendole come una carezza.

- Freak and proud.

Ci è voluto un po', ma l'ha capito. 

venerdì 19 gennaio 2018

Dover - 23.11.26

- Quindi te ne stai andando?

Irina ha il tono soffice di chi ha perdonato ogni cosa, ogni sguardo vuoto che le ha rivolto e carezze sciape che le ha dato. Lui la osserva con lo sguardo sorpreso di chi fissa un'opera d'arte, un gioiello prezioso che non può nemmeno toccare, dietro una teca di vetro.

- Yuri mi ha chiesto di riprenderli, non di restare qui.
- Ma per noi tu sei il nuovo Tatal del clan..

Scuote il capo accennando una risata mentre la mano si preme contro il petto magro, le dita strofinano il tessuto contro la pelle pallida, gli occhi fissano un punto indefinito sull'asfalto bagnato, qualcuno poco lontano sta suonando il violino e lui sorride chiudendo gli occhi.

- Ravi è un brav'uomo, ha ricostruito e aiutato i cugini, no?
- Si, ma che c'entra?
- Ravi è un buon Tatal, ha sposato te, che sei stata mia moglie prima, de drept lo accetta.

Quando riapre gli occhi lei lo guarda con biasimo, non con rabbia o con fastidio, non con quell'affilata occhiata carica di nervosismo che gli rivolgeva quando erano sposati, lo fissa con il dolore di chi sta perdendo qualcosa e fa male, di chi comprende e lascia andare, è lei a chiudere gli occhi adesso, per prendere un respiro profondo e riaprirli, lo guarda come mai ha fatto e allunga le mani per sfiorare il volto di lui, spingendolo a fissarla.

- Avrei voluto amarti come meritavi Irina
- Lo stai facendo prendendoti cura dei nostri gioielli.
- Sono di nuovo solo
- Non sarai mai solo

Non piange da anni, pensava di non poterlo più fare e con un pensiero irrazionale immagina che quella lacrima sia di lei, come quella sera dopo la morte di Ylenia, la sera del loro primo bacio.
Qualcuno suona il violino e lei sorride ritirando le mani che non l'hanno mai sfiorato, nel suo vestito bianco accenna una risata e scuote il capo, ride di lui e dei suoi sogni ad occhi aperti. Qualcuno esce dalla roulotte sui cui scalini si è seduto, si fa da parte per lasciar passare Ravi che gli posa una mano sulla spalla stringendola forte prima di allontanarsi, distrutto. Lui, in abito elegante, si volta nuovamente verso Irina, ma non c'è nessuno.

I fantasmi gli hanno dato il permesso, può tornare a Philadelphia.

Dover - 13.08.26

Il campo è in fiamme. 
Il campo è in fiamme e lui non riesce a spegnerle.
Le donne piangono e abbracciano uomini a terra.
Il suo sangue è sparso per le strade.
Il sangue del suo sangue.

Vadir

Ha seguito l'odore della morte e della paura fino al vagon di suo nonno, si è trascinato con le mani sporche di cenere e sangue fino ai gradini lavorati di una roulotte che fin dai primi passi è stata la sua casa, un porto sicuro dove rifugiarsi. Perchè nonostante il dolore Yuri è sempre stata la sua unica famiglia.

Vadir

Yuri Kopanari giace a terra, il sangue che si allarga sulla maglia, gli inumidisce il petto largo e le mani grandi non riescono a trattenerlo. Sta morendo. Si china su di lui premendo su quel sangue, cercando di trattenerlo senza successo. Trentasette minuti. Si è allontanato per trentasette minuti e questo è ciò che l'ha aspettato al ritorno, la rabbia cieca di chi odia il diverso, di chi lo considera una minaccia. Qualcosa da trasformare in cenere.

Inger ... ha provato.
Inger ha cercato di fermarli.
Li hanno presi, tutti i nostri gioielli.
Vadir, riprendi ciò che è nostro.
ciò che è tuo.

La voce profonda di Yuri ora è sporcata da gorgoglii, sembra che stia affogando, ma non c'è acqua. Si china sul suo petto e annuisce lentamente senza parlare, non ha più voce per dire nulla, non ha più fiato, solo una rabbia cieca che lo scuote fin nelle ossa e gli fa stringere i denti fino a rischiare di romperli. Yuri soffia l'ultimo alito di vita contro il suo volto e lui lo lascia a fatica per uscire a cercare di spegnere le fiamme. Le fiamme di un Clan sterminato di cui lui per nascita è ora capo.

Cosa faremo ora Vadir?
Qual'è il nostro destino?
Guidaci nei giorni bui.
Lasciaci liberi nei giorni di gioia.
Solo per ora, fino alla nostra vendetta.
Saremo il clan fantasma delle fiamme blu.


martedì 9 gennaio 2018

R u gonna die?

Tata, r u ok?

Vladyslav ha la voce sottile di chi ha paura, le mani piccole e morbide che si posano sul ginocchio di lui che, curvo sul tavolo, si stringe la maglia ad altezza del petto.

È ok.

Lo dice tra i denti mentre il sudore freddo gli imperla la fronte, la mano libera si stringe a pugno sul tavolo, le spalle si alzano e chiude gli occhi contando mentalmente fino a dieci, cercando di riprendere coscienza di se, di non svenire per il dolore.

Chiamo Inger?

Vladyslav non sa che fare, è un bambino e ovviamente punta a cercare la figura che, subito dopo il padre, lei considera come principale, colei che sa sempre cosa fare.

No. Vlad, sto bene.

Non ha un figlio scemo. Lo sguardo che gli regala è si carico di apprensione, ma anche decisamente "no shit".

Ora passa.

Lo specifica per dare una spiegazione alla sua bugia, gli occhi su di lui mentre il dolore scema, i muscoli restano contratti e lui chiude gli occhi posando la testa contro il tavolo, cercando riposo. Inspira e torna a osservare il bambino subito dopo, sorridendo stanco.

Visto? Solo.. solo un po' di mal di stomaco, bevuto troppo.
Tu non morirai, vero?
Cos?

Aggrotta la fronte fissando il bambino con le lacrime agli occhi, le mani strette tra loro e il labbro tremolante. Sospira allungando le braccia per stringerlo a se. Ha il fiato che manca, ma non se ne cura, stringe a se il bambino con tutte le forze che gli rimangono.

No, non morirò.
We don't want to be alone
Non siamo soli.

La voce di Brendan gli entra nelle orecchie, il ricordo dei suoi gesti continui, del suo volto stanco e della sua calda determinazione.

Non saremo più soli.

Specifica, baciando i capelli del bambino. Forse non è un clan, ma è ciò che più si avvicina ad una famiglia.

martedì 2 gennaio 2018

Happy New Year

Il piazzale del Luna Park è desolato, i mutanti che cercavano riparo da occhi indiscreti si sono fatti più attenti, sono scappati per non farsi vedere. Hanno paura.
Lui sta invece portando fuori dalla roulotte un tavolo, ha trascinato -e non con fatica- un barile di metallo recuperato da dietro la ruota panoramica e l'ha piazzato a cinque metri dalla roulotte, accendendo un fuoco al suo interno dopo aver forato il fondo, così da creare un braciere adatto a riscaldare quantomeno i bambini.
Tavolo, un paio di sedie e trascina i bambini fuori, perchè è quasi mezzanotte e il mondo sta cambiando. Ancora.

- Vlad, appendi le erbe!

Alza la voce, dimentica di essere prudente, almeno stanotte vuole stare bene, vuole essere felice, spensierato, come quando era nel clan, quando tutti si guardavano le spalle e c'erano canzoni ogni sera.

- Non trovo i nastri rossi! TATAAA

Inger è più agitata di tutti, ha i movimenti scattanti di chi si aspetta troppo dalla giornata e lui non può fare a meno di sorridere mentre ritrova i nastri sotto il divanetto della roulotte e si impegna a legarli intorno ai polsi dei bambini, mentre loro lo legano intorno al suo polso.

- Hamburger e patatine, ma solo stanotte, solo perchè avete fatto i bravi. Hey, magari qualche fata vi porta dei regali.

Ipotizza, stringendosi nelle spalle mentre i bambini saltellano sul posto e lui cerca qualcosa per fare musica. I preparativi sono concitati, il cibo è quello che è, ma nessuno protesta, la serata prosegue tranquilla e lui è costretto a scuotere entrambi quando è quasi mezzanotte e loro sono crollati -anche Inger- addormentati contro le sue gambe.

- I Fuochi! I Fuochi!!

Vladyslav si nasconde dietro di lui, anche se non ammette di essere spaventato dai botti, Inger gira su se stessa ridendo come non mai e lui si avvicina al bidone rimboccando il fuoco con le dita, una fiammata blu che si alza verso il cielo per pochi istanti mentre lui torna verso la sedia, lasciandosi cadere su di essa con un sospiro. Urla e risate lo allontanano dalla realtà, quando un paio di Freak si avvicinano incuriositi li invita ad unirsi, alza la musica e qualcuno porta degli avanzi, si fa festa in pochi e per poco tempo, prima che la paura torni e tutti si rinchiudano nei loro antri, alle due il silenzio regna già sovrano, i bambini dormono su i divanetti all'interno, lui sgombera il piazzale con l'aiuto di un mutante con la pelle viola che gli svela, con voce sibilante, che entro la mattina se ne andrà nella Ghost Road a cercare un appartamento da occupare e che conviene anche a lui spostarsi, lui guarda il cielo sereno e ricorda le parole dei fantasmi del passato che ha incontrato negli ultimi giorni, ma ricorda anche l'aspetto di quella strada desolata e il volto di quei fantasmi.

Resta dove ci sono canzoni.
Non può andare nel Desert Side
I morti non cantano.