⁃ Tata, r u ok?
Vladyslav ha la voce sottile di chi ha paura, le mani piccole e morbide che si posano sul ginocchio di lui che, curvo sul tavolo, si stringe la maglia ad altezza del petto.
⁃ È ok.
Lo dice tra i denti mentre il sudore freddo gli imperla la fronte, la mano libera si stringe a pugno sul tavolo, le spalle si alzano e chiude gli occhi contando mentalmente fino a dieci, cercando di riprendere coscienza di se, di non svenire per il dolore.
⁃ Chiamo Inger?
Vladyslav non sa che fare, è un bambino e ovviamente punta a cercare la figura che, subito dopo il padre, lei considera come principale, colei che sa sempre cosa fare.
⁃ No. Vlad, sto bene.
Non ha un figlio scemo. Lo sguardo che gli regala è si carico di apprensione, ma anche decisamente "no shit".
⁃ Ora passa.
Lo specifica per dare una spiegazione alla sua bugia, gli occhi su di lui mentre il dolore scema, i muscoli restano contratti e lui chiude gli occhi posando la testa contro il tavolo, cercando riposo. Inspira e torna a osservare il bambino subito dopo, sorridendo stanco.
⁃ Visto? Solo.. solo un po' di mal di stomaco, bevuto troppo.
⁃ Tu non morirai, vero?
⁃ Cos?
Aggrotta la fronte fissando il bambino con le lacrime agli occhi, le mani strette tra loro e il labbro tremolante. Sospira allungando le braccia per stringerlo a se. Ha il fiato che manca, ma non se ne cura, stringe a se il bambino con tutte le forze che gli rimangono.
⁃ No, non morirò.
⁃ We don't want to be alone
⁃ Non siamo soli.
La voce di Brendan gli entra nelle orecchie, il ricordo dei suoi gesti continui, del suo volto stanco e della sua calda determinazione.
⁃ Non saremo più soli.
Specifica, baciando i capelli del bambino. Forse non è un clan, ma è ciò che più si avvicina ad una famiglia.
Vladyslav ha la voce sottile di chi ha paura, le mani piccole e morbide che si posano sul ginocchio di lui che, curvo sul tavolo, si stringe la maglia ad altezza del petto.
⁃ È ok.
Lo dice tra i denti mentre il sudore freddo gli imperla la fronte, la mano libera si stringe a pugno sul tavolo, le spalle si alzano e chiude gli occhi contando mentalmente fino a dieci, cercando di riprendere coscienza di se, di non svenire per il dolore.
⁃ Chiamo Inger?
Vladyslav non sa che fare, è un bambino e ovviamente punta a cercare la figura che, subito dopo il padre, lei considera come principale, colei che sa sempre cosa fare.
⁃ No. Vlad, sto bene.
Non ha un figlio scemo. Lo sguardo che gli regala è si carico di apprensione, ma anche decisamente "no shit".
⁃ Ora passa.
Lo specifica per dare una spiegazione alla sua bugia, gli occhi su di lui mentre il dolore scema, i muscoli restano contratti e lui chiude gli occhi posando la testa contro il tavolo, cercando riposo. Inspira e torna a osservare il bambino subito dopo, sorridendo stanco.
⁃ Visto? Solo.. solo un po' di mal di stomaco, bevuto troppo.
⁃ Tu non morirai, vero?
⁃ Cos?
Aggrotta la fronte fissando il bambino con le lacrime agli occhi, le mani strette tra loro e il labbro tremolante. Sospira allungando le braccia per stringerlo a se. Ha il fiato che manca, ma non se ne cura, stringe a se il bambino con tutte le forze che gli rimangono.
⁃ No, non morirò.
⁃ We don't want to be alone
⁃ Non siamo soli.
La voce di Brendan gli entra nelle orecchie, il ricordo dei suoi gesti continui, del suo volto stanco e della sua calda determinazione.
⁃ Non saremo più soli.
Specifica, baciando i capelli del bambino. Forse non è un clan, ma è ciò che più si avvicina ad una famiglia.