giovedì 20 aprile 2017

Responsabilità

 - Irina?
 - Damn u Vad, non puoi chiamare.
 - Sei incinta?
 - Te l'ha detto Inger?
 - Fack, l'hai spediti da me perchè ti stai a fare la famiglia nuova?
 - Ravi dice che sono pericolosi se c'è un neonato, Vald ha bruciato le tende l'altro giorno e Inger non sa controllarlo. Hanno bisogno di qualcuno che glielo insegna, e tu puoi insegnarglielo.
 - Vivo solo in un cazzo di furgone Irina, come cazzo posso badare a loro? Ah? Non ho cibo per me..non ho un clan dietro le spalle, cazzo! Yuri mi ha buttato fuori, o hai dimenticato?
 - Quando il bambino nasce possono tornare, ma non prima.
 - Shite, col cazzo che tornano. C'hanno il cognome mio, tu me li smolli e io me li tengo Irina, se stanno con me, stanno con me sempre. Non li rivedi più, giuro, lo giuro mi hai sentito? Mi hai sentito?
 - Fottiti Vad. Fottiti.

Butta il telefono sul sedile accanto al proprio e si massaggia il setto nasale con entrambe le mani, cercando di riprendersi almeno un po', fuori la notte è buia e dietro di lui i due bambini dormono sul materasso, abbracciati. Li osserva dallo specchietto retrovisore e posa la schiena e la testa contro il sedile con un sospiro strozzato e gli occhi che si chiudono e cerca di rilassarsi. Ha bisogno di una roulotte prima che la schiena gli si spezzi in due con un rumore sordo.
Che lo voglia o no, deve iniziare a darsi una mossa.

martedì 18 aprile 2017

Freak and proud

Un viaggio di almeno due giorni. Quindici ore seduto davanti al volante del vecchio furgone, anche quando era notte e gli sarebbe bastato strisciare sul materasso nel retro. Ha le mani strette intorno al volante del furgone anche quando aspetta un ora e cinque minuti alla vecchia stazione di servizio dove ha appuntamento con Ravi. È uno scambio nel cuore della notte come il peggio dei ladri e spacciatori che l'ha reso nervoso e agitato.
Quando Ravi riparte sgommando con il vecchio pick-up giallo canarino lui rilassa le spalle e prende un profondo respiro di sollievo aprendo le mani e sbrogliando quei pugni dolorosi.

And now?

Perde quindici minuti a fissare il nulla oltre il parabrezza mentre quattro occhi chiari lo guardano dallo specchietto retrovisore cercando risposte che non sa. Chiude le labbra in una linea sottile e cerca di recuperare una risposta quantomeno accettabile.

We can handle it.

Ma non ne è sicuro, e la voce dietro di lui pare saperlo, e replica in tono quasi arreso una verità che gli fa comprendere tutto, che gli da risposte che non vorrebbe avere.

mama is pregnant.
Oh.
We ar freak tata?

Stringe le labbra, lancia uno sguardo ai due bambini seduti sul materasso dietro le sue spalle e alza il mento in un gesto di stizza, nemmeno cercasse uno scontro.

Da. Freak and proud.
Niciodatā mai sclav.

Il coro di voci lo fa sorridere, l'orgoglio che ha avvertito in esse gli riempie il cuore di certezze, sciogliendo ogni dubbio. Ce la può fare, non ha bisogno di niente ed è in grado di prendersi cura del suo clan, annuisce ai suoi stessi pensieri inserendo la marcia e partendo, direzione Philly.

sabato 8 aprile 2017

Strawberries

Somewhere in Virginia - 20/04/2009

Le gambe gli fanno male, ma è un pensiero che gli sfiora la mente come un qualcosa di perfettamente inutile a cui non presta attenzione mentre senza aspettare che qualcuno gli dia il permesso apre la porta della roulotte e si fionda al suo interno, inciampando nel gradino interno con il rischio di spalmarsi sulla moquette che profuma di violetta

cazzo fai?

Il vecchio Ivan lo guarda malissimo seduto su uno dei divanetti, in risposta lui preme le mani contro la moquette e si da la spinta necessaria a raddrizzarsi, cercando di parlare nonostante il fiato gli manchi dai polmoni

cer.. co Ylen...
Perché mi cerchi?

Ylenia ha occhi scuri come il buio e capelli che sembrano quasi bianchi. È il suo esatto contrario, in molti sensi.

Sono speciale!
Di che stai parlando?

È con lo stupore di tutti nella roulotte che le sue mani prendono fuoco d'improvviso, un fuoco azzurro che gli illumina gli occhi di una emozione indescrivibile.

Nebraska - 11/05/2013

penso che mi piaci.

Il primo bacio ha il sapore delle fragole, i colori della notte e il calore rassicurante di una coperta lanosa, Ylenia ha le guance rosse per il freddo e l'emozione, lo guarda a lungo, carica di vergogna ridendo poi contro la sua spalla.

fammi vedere il tuo fuoco blu!

Alabama - 09/02/2015

Mi manca.

Irina ha i capelli color paglia e gli occhi verdi, le guance rosse per la troppa birra e gli occhi lucidi per una sbronza triste. Lui non è messo meglio, le nocche rotte e un vuoto nel centro del petto.

Anche a me.

Le labbra di Irina non sanno di fragola, ma di mare, si aggrappa a lei come ad uno scoglio in mezzo alla tempesta e la mattina dopo il vuoto è aumentato.

Somewhere in Arizona - 28/11/2021

Ravi ha detto che mi ama, mi vuole, possiamo risolvere così.

Gioca con l'anello all'anulare sinistro e non la guarda nemmeno in volto, il tavolo della roulotte è troppo piccolo e troppo nuovo, posa entrambe le braccia su di esso mentre gli occhi salgono sul volto stanco di Irina.

Niente casini, solo deve promettermi di prendersi cura di voi.
Ha detto che lo farà, è la cosa migliore Vadir?

Stira le labbra in un sorriso incoraggiante mentre si alza dandosi una spinta considerevole, staccando la schiena nuda dal divanetto in orribile finta pelle.

potete tenere la roulotte, è il mio regalo di nozze, io ho ancora il vecchio furgone.

Lei non ci prova nemmeno a fermarlo, lui non se lo aspetta nemmeno. Quando mette piede fuori, la notte ha il sapore delle fragole in bocca e non è mai stata più amara.

giovedì 6 aprile 2017

Heart

Quando rientra nel furgone ha ancora il fiatone e la sensazione di un peso al centro del petto, si sdraia nel centro del materasso con le braccia aperte e gli occhi chiusi, le punte dei piedi premono contro i portelloni del furgone che si è chiuso alle spalle cinque minuti prima -e gli sembra una vita fa-. Il telefono è nella tasca del bomber e gli ci vuole qualche istante di troppo per recuperarlo quando inizia a suonare e nonostante il fiato corto risponde senza indugio e senza guardare il nome sul display.

- Ta'?

La voce di bambina gli scivola nell'orecchio come un serpente velenoso, infilandosi nel cervello dolorosamente. Chiude gli occhi e inspira cercando di regolare la voce, non vuole apparire stanco, tutt'altro.

- Hey Ingerul meu, come stai? Dove cazzo hai preso un telefono?
- Strab' Yuri pensava di averlo nascosto bene, ma io sono più brava di lui sai?
- Lo so che sei brava Inger, ma vedi di non far incazzare Yuri.
- Pensi che sono scema come te?

Ha otto anni e un cervello che gira meglio del suo. Con un mugolio si mette seduto, schiena curva e aspetto trasandato, osserva le foto attaccate alla parete di metallo accanto a lui, illuminate dalla luce che scivola dai finestrini. Chiude gli occhi e finge di essere li, di essere al campo, di poter aprire la porta e vederli tutti, pronti a dargli uno spintone o una pacca sulla spalla. Anche un cazzotto, perchè no.

- No Inger, non sei una scema, Yuri è ancora incazzato?
- Non vuole nemmeno che ti nominiamo, non davanti a lui almeno, ha detto che se ti vede ti spara e che sei un tradator.
- Mandalo a fanculo, sai che non è vero...me ne starò un po' per cazzi miei, mi faccio il mio clan, me lo creo, ho trovato un buon posto, troverò presto un buon giro di lavoro, qualche donna e poi..
- Mi manchi Ta'
- ...

Si toglie il cappellino passandosi una mano tra i capelli rasati. Alza gli occhi a fissare nuovamente le foto e sofferma lo sguardo su quella che ritrae la bambina al telefono, capelli castani legati in una coda alta, un fiocco giallo a tenerli fermi.

- Andrà tutto bene, tornerò presto.
- E con Strab come si fa?
- Un modo si trova, ok? Non fare la pessimista, il Texas non è poi così lontano da dove sto ora e..
- Non siamo in Texas.
- E dove siete?
- Boh, ma so che hanno cambiato città dopo che sei andato via, stiamo viaggiando da un'altra parte.

Stringe le labbra e si alza, mettendosi in ginocchio sul materasso, cercando di dare una regolata al nervosismo che gli scivola sul corpo entrandogli sotto pelle, rischia di sbattere la testa contro il soffitto del furgoncino, ma si mette in piedi e preme una mano contro il metallo, le fiammelle azzurre scorrono tra le dita come acqua.

- Quando sai dove siete fammelo sapere, ok? Ok?
- Ok Ta', è ok..te lo faccio sapere.
- Brava bambina
- Mama ha detto che c'hai la roba, la respo..respisabile? dice che di stare vicino Strab in questo stato è pericoloso, per noi..non per, hai capito no?
- Draga...
- Lo dice Mama, non io, dice che dobbiamo venire da te, se diventa troppo, Vady ha rischiato l'osso oggi e Ravi non gliene fotte molto.

Torna a sedersi sul materasso, porta le mani contro la fronte, un'altra occhiata alla raccolta di foto e una bestemmia a labbra socchiuse mentre sembra cercare di ragionare, di riportare un minimo di senso nella sua mente, ma non ci riesce davvero, tutt'altro. Sospira, posa la testa contro il metallo della parete dietro di lui e chiude gli occhi.

- Vedrò di trovare una soluzione, ok? Sai che il vecchio furgone è piccolo, cazzo, Ravi  una cazzo di cosa doveva fare, gli ho dato Mama, doveva solo badare ad una cazzo di cosa..io..
- E' ok se non ci vuoi Ta'.
- Non è questo, non dire questo, non ho detto questo ok? Devo solo mettere i soldi da parte, prendere un furgone più grosso e poi tu e Vad potete venire, ma ho bisogno di tempo.
- Ok, lo dico a Mama...ma ora devo andare, che rimetto il telefono da Strab, così non pensa che l'ho usato.
- Cancella il numero prima, e draga...ti voglio bene, ok? Ti voglio bene Ingerul Meu.
- Non fare il frocio Ta'

Ride, e la voce gli si blocca in gola, mentre chiude la chiamata lasciandosi andare in una tosse senza precedenti. La sua risposta per calmarla e aprirsi una lattina di birra e ingurgitarne metà mentre si massaggia il petto.
Ha solo bisogno di un tempo che non ha e di soldi di cui non sente nemmeno l'odore.

Fanculo.

mercoledì 5 aprile 2017

Pain

Qualche parte vicino Sacramento - 12/05/2017

- E' il terzo giorno con la febbre così alta, non si abbassa.

La voce cavernosa di Yuri lo spinge ad aprire gli occhi e a fissarlo. Non riesce a respirare, la gola è chiusa in una morsa e il petto è pesantissimo, gli sembra di venire schiacciato da una morsa. Cerca di alzarsi, ma la schiena fa troppo male e non può nemmeno alzare le braccia o portare le mani vicino al volto. Tira su con il naso e mugola leggermente.

- Sta male, Yuri, è evidente...
- Non posso permettere che mio nipote muoia, non ho intenzione di lasciarlo agonizzare in un letto, ma se lo porto in ospedale..
- Saranno maggiori i problemi se non lo porti, credimi, e se non per i Divisaki, allora lo saranno per me.

Non ha mai sentito il vecchio Ivan parlare in quel modo, non ha mai sentito Yuri essere titubante, ma probabilmente è solo la febbre che non lo fa ragionare e lo spinge cocciutamente a dare un senso a ciò che sente, non ci riesce. Chiude gli occhi e respira, cerca di respirare quantomeno, di concentrarsi sull'aria che gli riempie il petto in attesa che il dolore passi.

- Mi stai minacciando Ivan?
- Questa volta hai esagerato, puoi odiare questo ragazzo quanto vuoi, ma perchè diamine non ti sei fermato? Hai visto la sua schiena?

Ma il dolore non passa, aumenta sempre di più fino a che non riesce più a sentire cosa si urlano i due a pochi passi da lui, fino a quando il buio non lo ingloba ed è convinto di morire.


Philadelphia - 05/04/2025

Quando apre gli occhi un forte dolore al petto gli mozza il fiato ed è costretto a portare una mano ad esso accartocciandosi su un fianco, sul vecchio materasso dentro il furgone su cui ha lavorato tutta la notte con impegno costante. Sospira profondamente e tossisce un paio di volte, rigirandosi per posare le ginocchia sul materasso e darsi la spinta necessaria a mettersi seduto. Chiude gli occhi, prende un nuovo respiro, gonfia il petto e resta fermo, inginocchiato e curvo, a cercare di scacciare il dolore, annuisce al nulla e si schiarisce la gola quando il dolore lentamente scema e lui torna a respirare normalmente.
E' tutto ok, è ancora vivo. La fronte fa un male cane e gli pare di ricordare di averla scartavetrata, ricorda per cosa e gli pare di aver fatto una cazzata. Si passa due dita sulla fronte, sporcandole di sangue e si volta a recuperare un cappellino che infila frettolosamente sulla testa premendo verso il basso. Ha il fiatone come se avesse fatto una maratona, ma si veste di fretta ed esce barcollando dal furgone, buttandosi nella vita frenetica della baraccopoli, alla ricerca precisa di qualcosa.


lunedì 3 aprile 2017

Philadelphia

Inciampa fuori dal grosso furgone verde militare rischiando di cadere addosso a Yuri che, con la mano ancora alzata, sembra essere in procinto di tirargli un cazzotto.
- Muovi il culo, si parte.
Ha imparato con il tempo e con il dolore a non fare domande, a non chiedere nulla, ma fare semplicemente ciò che viene ordinato dal vecchio, come un soldato di fanteria pronto a rimetterci entrambe le mani. Ed è per questo che rientrando nel furgone sveglia la giovane donna arrotolata tra le lenzuola del materasso di quella piccola casa mobile di fortuna, riesce a mandarla via con gentilezza, ma celermente ed é un qualcosa che si ricorderà per sempre, come continua a ripeterle giurandole un amore eterno che non esiste.
In meno di mezz'ora è pronto per partire, ma nonostante questo é certo che il vecchio Yuri avrà qualcosa da ridire, non ha idea di quale sarà la prossima tappa, non lo sa mai, sono le tre del mattino e l'aria è talmente frizzante che rabbrividisce un paio di volte stringendosi nelle spalle, ed é proprio in quel momento che si rende conto che qualcosa proprio non va, nemmeno un po’.
- Perché cazzo hai smontato tutto Vadir?
Cugino Ricky glielo chiede dalla veranda della sua bella roulotte a tre posti, fumandosi una sigaretta seduto in mutande su una sedia di plastica curvata dal troppo peso. Ha bevuto ancora, se non fosse per la lontananza sentirebbe l'odore di vodka da lontano. Picchia la moglie il giovedì e la domenica, quando ci sono le partite e la sua cazzo di squadra finisce sempre ultima in classifica. Dovrebbero vincere, almeno una volta, giusto per fare un piacere alla povera Karin.
- Ma come, non si parte?
- Tuo nonno te l'ha messo in culo, senti a me, ci spostiamo tra due mesi verso il Taxas, l'abbiamo deciso ieri sera.
Odia fare domande a Yuri, ma questa volta deve. Non é un qualcosa ce può decidere di non fare, non adesso quantomeno. Fermarsi davanti alla vecchia roulotte in cui é cresciuto lo mette leggermente a disagio, ma supera velocemente la brutta sensazione con un sospiro che gli scuote il petto magro. Batte un paio di colpi sulla porta di metallo e indietreggia subito dopo, aspettandosi l'apertura che da li a qualche istante avviene. Yuri é suo nonno, il padre di sua madre - la puttana -, ha i capelli ingrigiti dal tempo, le braccia robuste e dei baffi folti, ha il potere di guardare Vadir con uno sguardo contrito e infastidito da sempre, mai cambiata espressione in venticinque anni.
- Hai preparato tutto?
- Si…ma Ricky ha detto che non ci spostiamo per almeno due mesi.
- Noi, non ci spostiamo per almeno due mesi, tu te ne vai stasera.
- Cosa?
Non si questiona mai su ciò che il vecchio Yuri decide, non si dice mai di no e tantomeno ci si azzarda ad alzare il tono, eppure lui riesce a fare tutto questo in una sola parola. Scuote la testa,, confuso, pentendosi subito dopo di ciò che a fatto, senza però avere modo di rimediare. Il primo cazzotto arriva alla tempia sinistra e lo fa crollare, tenendosi una mano sul volto. Il resto sono calci che assorbe arrotolandosi su se stesso, proteggendo il ventre e la testa con le mani.
- Perché te lo dico IO, fanculo…brutto aborto figlio di un cane! Te ne devi andare, devi andartene via, vaffanculo, ti voglio via di qui. Tu, il tuo furgone, le tue puttane e la tua cazzo di droga. Non servi a un cazzo, ti voglio lontano da questo clan. Non sei un Ludari, mi hai capito? Sei il figlio di una traditrice e di chissà quale dannato rifiuto della società. Prendi il tuo furgone e vattene! ORA!
Il rumore della porta di metallo che si chiude é quasi piacevole, visto ciò che ha subito fino a quel momento. Sospira e si stende, schiena contro il terreno dello spiazzo in cui si sono accampati e sguardo al cielo. Gli fa male un braccio, ma passerà, ha il sapore del sangue sulla lingua, ma passerà anche quello. Quando, due ore dopo, torna nel suo furgone non dice nulla e mette in moto sgommando tra la terra per allontanarsi dallo spiazzo del campo prima che qualcuno possa notare l'enorme pene che ha disegnato con una bomboletta spray sulla facciata della vecchia roulotte di Yuri, seguito dalla frase “Fuck you - you fucking fuck!”.
Dopo questo tornare indietro é impossibile, almeno per il prossimo anno deve stare lontano dal Texas. Imbocca l'autostrada, punta verso Philadelphia guidando come un pazzo e ridendo, con i denti sporchi di sangue e le costole che fanno un male cane.
Niciodatā mai sclav, asshole.