Visualizzazione post con etichetta Yuri. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Yuri. Mostra tutti i post

venerdì 19 gennaio 2018

Dover - 23.11.26

- Quindi te ne stai andando?

Irina ha il tono soffice di chi ha perdonato ogni cosa, ogni sguardo vuoto che le ha rivolto e carezze sciape che le ha dato. Lui la osserva con lo sguardo sorpreso di chi fissa un'opera d'arte, un gioiello prezioso che non può nemmeno toccare, dietro una teca di vetro.

- Yuri mi ha chiesto di riprenderli, non di restare qui.
- Ma per noi tu sei il nuovo Tatal del clan..

Scuote il capo accennando una risata mentre la mano si preme contro il petto magro, le dita strofinano il tessuto contro la pelle pallida, gli occhi fissano un punto indefinito sull'asfalto bagnato, qualcuno poco lontano sta suonando il violino e lui sorride chiudendo gli occhi.

- Ravi è un brav'uomo, ha ricostruito e aiutato i cugini, no?
- Si, ma che c'entra?
- Ravi è un buon Tatal, ha sposato te, che sei stata mia moglie prima, de drept lo accetta.

Quando riapre gli occhi lei lo guarda con biasimo, non con rabbia o con fastidio, non con quell'affilata occhiata carica di nervosismo che gli rivolgeva quando erano sposati, lo fissa con il dolore di chi sta perdendo qualcosa e fa male, di chi comprende e lascia andare, è lei a chiudere gli occhi adesso, per prendere un respiro profondo e riaprirli, lo guarda come mai ha fatto e allunga le mani per sfiorare il volto di lui, spingendolo a fissarla.

- Avrei voluto amarti come meritavi Irina
- Lo stai facendo prendendoti cura dei nostri gioielli.
- Sono di nuovo solo
- Non sarai mai solo

Non piange da anni, pensava di non poterlo più fare e con un pensiero irrazionale immagina che quella lacrima sia di lei, come quella sera dopo la morte di Ylenia, la sera del loro primo bacio.
Qualcuno suona il violino e lei sorride ritirando le mani che non l'hanno mai sfiorato, nel suo vestito bianco accenna una risata e scuote il capo, ride di lui e dei suoi sogni ad occhi aperti. Qualcuno esce dalla roulotte sui cui scalini si è seduto, si fa da parte per lasciar passare Ravi che gli posa una mano sulla spalla stringendola forte prima di allontanarsi, distrutto. Lui, in abito elegante, si volta nuovamente verso Irina, ma non c'è nessuno.

I fantasmi gli hanno dato il permesso, può tornare a Philadelphia.

Dover - 13.08.26

Il campo è in fiamme. 
Il campo è in fiamme e lui non riesce a spegnerle.
Le donne piangono e abbracciano uomini a terra.
Il suo sangue è sparso per le strade.
Il sangue del suo sangue.

Vadir

Ha seguito l'odore della morte e della paura fino al vagon di suo nonno, si è trascinato con le mani sporche di cenere e sangue fino ai gradini lavorati di una roulotte che fin dai primi passi è stata la sua casa, un porto sicuro dove rifugiarsi. Perchè nonostante il dolore Yuri è sempre stata la sua unica famiglia.

Vadir

Yuri Kopanari giace a terra, il sangue che si allarga sulla maglia, gli inumidisce il petto largo e le mani grandi non riescono a trattenerlo. Sta morendo. Si china su di lui premendo su quel sangue, cercando di trattenerlo senza successo. Trentasette minuti. Si è allontanato per trentasette minuti e questo è ciò che l'ha aspettato al ritorno, la rabbia cieca di chi odia il diverso, di chi lo considera una minaccia. Qualcosa da trasformare in cenere.

Inger ... ha provato.
Inger ha cercato di fermarli.
Li hanno presi, tutti i nostri gioielli.
Vadir, riprendi ciò che è nostro.
ciò che è tuo.

La voce profonda di Yuri ora è sporcata da gorgoglii, sembra che stia affogando, ma non c'è acqua. Si china sul suo petto e annuisce lentamente senza parlare, non ha più voce per dire nulla, non ha più fiato, solo una rabbia cieca che lo scuote fin nelle ossa e gli fa stringere i denti fino a rischiare di romperli. Yuri soffia l'ultimo alito di vita contro il suo volto e lui lo lascia a fatica per uscire a cercare di spegnere le fiamme. Le fiamme di un Clan sterminato di cui lui per nascita è ora capo.

Cosa faremo ora Vadir?
Qual'è il nostro destino?
Guidaci nei giorni bui.
Lasciaci liberi nei giorni di gioia.
Solo per ora, fino alla nostra vendetta.
Saremo il clan fantasma delle fiamme blu.


mercoledì 5 aprile 2017

Pain

Qualche parte vicino Sacramento - 12/05/2017

- E' il terzo giorno con la febbre così alta, non si abbassa.

La voce cavernosa di Yuri lo spinge ad aprire gli occhi e a fissarlo. Non riesce a respirare, la gola è chiusa in una morsa e il petto è pesantissimo, gli sembra di venire schiacciato da una morsa. Cerca di alzarsi, ma la schiena fa troppo male e non può nemmeno alzare le braccia o portare le mani vicino al volto. Tira su con il naso e mugola leggermente.

- Sta male, Yuri, è evidente...
- Non posso permettere che mio nipote muoia, non ho intenzione di lasciarlo agonizzare in un letto, ma se lo porto in ospedale..
- Saranno maggiori i problemi se non lo porti, credimi, e se non per i Divisaki, allora lo saranno per me.

Non ha mai sentito il vecchio Ivan parlare in quel modo, non ha mai sentito Yuri essere titubante, ma probabilmente è solo la febbre che non lo fa ragionare e lo spinge cocciutamente a dare un senso a ciò che sente, non ci riesce. Chiude gli occhi e respira, cerca di respirare quantomeno, di concentrarsi sull'aria che gli riempie il petto in attesa che il dolore passi.

- Mi stai minacciando Ivan?
- Questa volta hai esagerato, puoi odiare questo ragazzo quanto vuoi, ma perchè diamine non ti sei fermato? Hai visto la sua schiena?

Ma il dolore non passa, aumenta sempre di più fino a che non riesce più a sentire cosa si urlano i due a pochi passi da lui, fino a quando il buio non lo ingloba ed è convinto di morire.


Philadelphia - 05/04/2025

Quando apre gli occhi un forte dolore al petto gli mozza il fiato ed è costretto a portare una mano ad esso accartocciandosi su un fianco, sul vecchio materasso dentro il furgone su cui ha lavorato tutta la notte con impegno costante. Sospira profondamente e tossisce un paio di volte, rigirandosi per posare le ginocchia sul materasso e darsi la spinta necessaria a mettersi seduto. Chiude gli occhi, prende un nuovo respiro, gonfia il petto e resta fermo, inginocchiato e curvo, a cercare di scacciare il dolore, annuisce al nulla e si schiarisce la gola quando il dolore lentamente scema e lui torna a respirare normalmente.
E' tutto ok, è ancora vivo. La fronte fa un male cane e gli pare di ricordare di averla scartavetrata, ricorda per cosa e gli pare di aver fatto una cazzata. Si passa due dita sulla fronte, sporcandole di sangue e si volta a recuperare un cappellino che infila frettolosamente sulla testa premendo verso il basso. Ha il fiatone come se avesse fatto una maratona, ma si veste di fretta ed esce barcollando dal furgone, buttandosi nella vita frenetica della baraccopoli, alla ricerca precisa di qualcosa.


lunedì 3 aprile 2017

Philadelphia

Inciampa fuori dal grosso furgone verde militare rischiando di cadere addosso a Yuri che, con la mano ancora alzata, sembra essere in procinto di tirargli un cazzotto.
- Muovi il culo, si parte.
Ha imparato con il tempo e con il dolore a non fare domande, a non chiedere nulla, ma fare semplicemente ciò che viene ordinato dal vecchio, come un soldato di fanteria pronto a rimetterci entrambe le mani. Ed è per questo che rientrando nel furgone sveglia la giovane donna arrotolata tra le lenzuola del materasso di quella piccola casa mobile di fortuna, riesce a mandarla via con gentilezza, ma celermente ed é un qualcosa che si ricorderà per sempre, come continua a ripeterle giurandole un amore eterno che non esiste.
In meno di mezz'ora è pronto per partire, ma nonostante questo é certo che il vecchio Yuri avrà qualcosa da ridire, non ha idea di quale sarà la prossima tappa, non lo sa mai, sono le tre del mattino e l'aria è talmente frizzante che rabbrividisce un paio di volte stringendosi nelle spalle, ed é proprio in quel momento che si rende conto che qualcosa proprio non va, nemmeno un po’.
- Perché cazzo hai smontato tutto Vadir?
Cugino Ricky glielo chiede dalla veranda della sua bella roulotte a tre posti, fumandosi una sigaretta seduto in mutande su una sedia di plastica curvata dal troppo peso. Ha bevuto ancora, se non fosse per la lontananza sentirebbe l'odore di vodka da lontano. Picchia la moglie il giovedì e la domenica, quando ci sono le partite e la sua cazzo di squadra finisce sempre ultima in classifica. Dovrebbero vincere, almeno una volta, giusto per fare un piacere alla povera Karin.
- Ma come, non si parte?
- Tuo nonno te l'ha messo in culo, senti a me, ci spostiamo tra due mesi verso il Taxas, l'abbiamo deciso ieri sera.
Odia fare domande a Yuri, ma questa volta deve. Non é un qualcosa ce può decidere di non fare, non adesso quantomeno. Fermarsi davanti alla vecchia roulotte in cui é cresciuto lo mette leggermente a disagio, ma supera velocemente la brutta sensazione con un sospiro che gli scuote il petto magro. Batte un paio di colpi sulla porta di metallo e indietreggia subito dopo, aspettandosi l'apertura che da li a qualche istante avviene. Yuri é suo nonno, il padre di sua madre - la puttana -, ha i capelli ingrigiti dal tempo, le braccia robuste e dei baffi folti, ha il potere di guardare Vadir con uno sguardo contrito e infastidito da sempre, mai cambiata espressione in venticinque anni.
- Hai preparato tutto?
- Si…ma Ricky ha detto che non ci spostiamo per almeno due mesi.
- Noi, non ci spostiamo per almeno due mesi, tu te ne vai stasera.
- Cosa?
Non si questiona mai su ciò che il vecchio Yuri decide, non si dice mai di no e tantomeno ci si azzarda ad alzare il tono, eppure lui riesce a fare tutto questo in una sola parola. Scuote la testa,, confuso, pentendosi subito dopo di ciò che a fatto, senza però avere modo di rimediare. Il primo cazzotto arriva alla tempia sinistra e lo fa crollare, tenendosi una mano sul volto. Il resto sono calci che assorbe arrotolandosi su se stesso, proteggendo il ventre e la testa con le mani.
- Perché te lo dico IO, fanculo…brutto aborto figlio di un cane! Te ne devi andare, devi andartene via, vaffanculo, ti voglio via di qui. Tu, il tuo furgone, le tue puttane e la tua cazzo di droga. Non servi a un cazzo, ti voglio lontano da questo clan. Non sei un Ludari, mi hai capito? Sei il figlio di una traditrice e di chissà quale dannato rifiuto della società. Prendi il tuo furgone e vattene! ORA!
Il rumore della porta di metallo che si chiude é quasi piacevole, visto ciò che ha subito fino a quel momento. Sospira e si stende, schiena contro il terreno dello spiazzo in cui si sono accampati e sguardo al cielo. Gli fa male un braccio, ma passerà, ha il sapore del sangue sulla lingua, ma passerà anche quello. Quando, due ore dopo, torna nel suo furgone non dice nulla e mette in moto sgommando tra la terra per allontanarsi dallo spiazzo del campo prima che qualcuno possa notare l'enorme pene che ha disegnato con una bomboletta spray sulla facciata della vecchia roulotte di Yuri, seguito dalla frase “Fuck you - you fucking fuck!”.
Dopo questo tornare indietro é impossibile, almeno per il prossimo anno deve stare lontano dal Texas. Imbocca l'autostrada, punta verso Philadelphia guidando come un pazzo e ridendo, con i denti sporchi di sangue e le costole che fanno un male cane.
Niciodatā mai sclav, asshole.