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sabato 27 gennaio 2018

Freak and Proud

 - Le avevo chiesto di scappare con me.

Mentre torna verso casa, le mani nelle tasche della giacca di pelle, pensa a quel giorno, quando prima di partire aveva fatto l'amore con lei l'ultima volta è qualcosa si ferma, un grumo di dolore alla base della gola che non riesce a scacciare e che lo soffoca finché non arriva davanti al Wagon, gli occhi fissi sulla sua casa mentre le parole di lei gli scivolano nelle orecchie come serpenti, mescolate alle notizie di chi la da per morta. Scomparsa.

- Hanno bisogno di me.

La poca luce della strada illumina il metallo del caravan, si intravedono i segni neri di scritte razziste che ha strofinato via con rabbia e che lui riesce ancora a vedere.

- Magari un giorno...

Inspira e trattiene il fiato, quando chiude gli occhi per trattenere quella rabbia che lo fa tremare si disegnano davanti a lui figure famigliari.
C'è chi con i capelli ricci e brizzolati apre e chiude un pacchetto di sigarette in modo spasmodico, c'è una donna bionda che doveva essere bellissima un tempo, ma ora sembra un fantasma, una ragazza dagli occhi tristi che finge che tutto vada bene e un uomo ferito nel corpo e nell'anima, più vecchio di quanto non sembri.

 Poi c'è lei, un giorno d'estate, che lo guarda con il sorriso sulle labbra. La sua Susan che gli sfiora le labbra con le proprie.

- A presto.

Si siede sui gradini della roulotte e accende una sigaretta in barba alle promesse a Calliope.

Sapeva che non l'avrebbe rivista mai più. Lei lo sapeva e ricorda perfettamente il desiderio di starle accanto, di affrontare quella battaglia con lei, di fare qualcosa di buono che significasse, che restasse nella sua anima, che lo riscattasse agli occhi del mondo.

Ma non era la sua guerra, non era la sua gente e non era la sua città.

Si fissa il tatuaggio scheletrico sul dorso della mano e aggrotta la fronte allungando le dita verso il buio, osserva le fiamme bluastre arrampicarsi tra le dita e chiude la mano accogliendole come una carezza.

- Freak and proud.

Ci è voluto un po', ma l'ha capito. 

venerdì 29 dicembre 2017

Ghosts

- Mi prendono! Mi prendono!
- Inger..Inger..
- Mă iau, tată!
- Inger, sono qui, sono qui..

Abbraccia la bambina che piange contro il suo petto, le lacrime che gli bagnano la maglietta del pigiama e i singhiozzi che le scuotono la schiena. Il fratello si sveglia confuso, affacciandosi dal suo letto a castello per chiedere cosa succede e l'unica cosa che lui può fare è scuotere il capo, facendogli cenno di tornare a dormire.

- Va tutto bene, stai bene
- I'm scared!
- Lo so, ma io sono qui ora, niente più nightmare, ok?

Accarezza i capelli biondi della figlia, accettando di trascinarsela nel letto matrimoniale, permettendole di stringersi a lui. Inger non dorme più bene dopo quello che è successo a Dover, ma alla fine quello che sta passando le notti insonni con lei è lui. Alle cinque del mattino si siede al tavolino, guardando fuori dal finestrino coperto dalla grata di metallo che ha dovuto aggiungere durante la guerra, fissa il luna park abbandonato e le figure scure che camminano tra le giostre e si chiede se è quello il futuro che può dare ai suoi figli, non sa rispondersi e scola lattine di birra cercando una soluzione a tutto.
A Inger e ai suoi incubi.
Al dolore al petto e al fiato corto.
Alla mancanza di soldi.
Alla roulotte rotta.
A Vladyslav che non sa ancora scrivere o leggere.
Al futuro incerto.
Al livido sul fianco e a Brendan che apre e chiude i pacchetti di sigarette.

L'unica soluzione che trova è coprirsi il viso con le mani e pregare per la prima volta suo padre, chiedergli più tempo, quel che basta per aggiustare almeno metà dei problemi che lo affliggono.

Resta li dove ci sono canzoni.
Resta li dove ci sono canzoni, mi piace.

giovedì 11 maggio 2017

Fears

Ma tem.

Non risponde subito mentre allunga la mano e accoglie il bambino nel suo letto matrimoniale, in quella roulotte non ancora completa. Vadislav ha il suo letto, a castello, posto sotto quello della sorella maggiore - che dorme profondamente sotto le coperte colorate che hanno comprato il giorno prima. Sta spendendo tutti i soldi che possiede per personalizzare quella roulotte, si sta impegnando così tanto per renderla sicura e adatta ai bambini.

Sai che non c'è niente di cui aver frica, vero Vlad?

Lascia che il bambino si accoccoli sotto la coperta, abbracciato a lui, il volto nascosto contro il suo petto.

Un copil al campo ha detto che moriremo tutti, io non voglio morire tata..
Nessuno morirà Vlad, l'ha detto solo per spaventarti.
Ma.. e se dice adevarul?
Tata è con te e con Inger, non vi succederà mai nulla.
Possiamo tornare acasa?
Vlad...

Lo stringe a se, chiude gli occhi cercando nella sua testa una risposta plausibile, un modo per non dirgli no e al tempo stesso dirglielo ugualmente. 

È questa casa ora.
Ma non c'è familie
Ne stiamo costruendo una nuova, un po' diversa, ma nuovissima.. per ora siamo stati con Yuri, ma dobbiamo crearne un grup nostro, uno dei focurile albastre.
Ma io quello con la faccia rossa non lo voglio nel mio grup..
Non penso ne farà parte.. ma Vlad... tutti i Freak sono benvenuti nel nostro clan, ti piacerebbe se ti lasciassero da solo perché fai fuoco blu e fai paura?
Nu!
Ecco. Ora dormi, è tardi. Domani ti porto da Neverland, mh? Prendi un nuovo libro.
Ok..

Accarezza i capelli biondicci mentre fissa il buio avanti a se, il tessuto colorato che ha attaccato alle pareti insieme a monete portafortuna, stringe a se il bambino e prega di sognare cavalli bianchi, per poi recuperare il cellulare mandando un messaggio.